Tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento, il più stimato filosofo naturale e astrologo dell' Inghilterra elisabettiana, John Dee, servendosi di un cristallo chiamato "pietra divinatoria", parlò con gli angeli a proposito del mondo della natura e della sua fine apocalittica. I resoconti di queste conversazioni
- che includevano discussioni sul mondo naturale, sulla pratica della filosofia naturale e sull'apocalisse
- costituiscono uno dei misteri intellettuali più duraturi dell'inizio dell'epoca moderna. Perché un laureato di Cambridge che vantava il titolo di "filosofo della regina" si dedicò a un'attività così apparentemente inutile e infondata, che richiedeva così tanto tempo? Era forse uno sciocco credulone? Aveva sofferto di un crollo psicotico? Il saggio di Deborah Harkness offre delle interessanti risposte al riguardo, collocando l'opera di Dee nel contesto della fervente vita intellettuale seicentesca e interpreta le conversazioni angeliche come un...