Per primo arriva il fulmine che uccide Domènec, il poeta contadino. Quindi appare Dolceta, che racconta di quattro donne impiccate come streghe. Poi c'è Sió, che alleva i figli da sola tra i monti di Matavaques. E ancora le "trombette dei morti", i funghi che con il loro cappello nero celebrano il ciclo della vita. Irene Solà (Malia, 1990) ha scritto un romanzo in cui prendono voce donne e uomini
- ma anche fantasmi e diavoli, nuvole e piante
- che si trovano a convivere nei Pirenei. Una terra di confine su cui aleggia il ricordo di secoli di lotte per la sopravvivenza, persecuzioni guidate dal fanatismo, guerre fratricide, e che tuttavia incarna una bellezza che non ha bisogno di aggettivi. Terreno fertile per liberare il desiderio di raccontare storie. Un posto per immaginare che la morte, come la vita, non è mai qualcosa di definitivo.