Lo psicanalista e lo scrittore, padre e figlio, in un romanzo a due voci. Una conversazione intima, un viaggio filosofico: Mario Trevi, nonostante il suo carattere schivo, si è lasciato «torturare» dal figlio Emanuele, rievocando episodi, a volte anche delicati, della sua esistenza. Un libro che scorre nello spazio fra vita e storia, che ricongiunge nella memoria un padre, un figlio, due generazioni. Le tappe più significative della vita e della carriera di un decano della psicanalisi junghiana: dalla sua esperienza di partigiano e di soldato alla conoscenza di Fenoglio, dall'amicizia con Fellini al periodo di analisi didattica con Bernhard. Parlando del suo rapporto con l'arte e la scrittura, l'analista spiega allo scrittore che la terapia favorisce l'arte come un padre aiuta un figlio a sbocciare, perché veicola forze creative nuove, sconosciute, e può dare vita a vere e proprie «invasioni controllate» dell'inconscio nella vita reale.