I Diari intimi rappresentano non solo l'ultima opera di Baudelaire in senso cronologico, ma anche la sua parola definitiva sull'arte, la poesia, il mondo. In queste pagine
- in cui Nietzsche, Proust e Valery riconobbero una vertiginosa anticipazione della propria opera
- il poeta dei Fiori del Male condensa tutto l'odio per l'orrore della vita del suo tempo, tutta la sua ansia di stupire e di non amalgamarsi alla mediocrità della massa illusa e abbacinata dai miraggi di Progresso e Democrazia della propaganda del Secondo Impero. Il veggente travestito da esteta, il dandy e il teologo, il poeta assillato dai debiti, il cronista della stupidità ovunque imperante, l'allegorista: sono questi i personaggi, tutti interni a Baudelaire, che qui, volta a volta, lanciano i loro «razzi», folgorazioni intermittenti che traversano il cielo fosco della modernità. "È impossibile scorrere una qualsiasi gazzetta, di non importa che giorno, mese o anno, senza scoprirvi ad ogni...